Mi riallaccio all’articolo “Impossible Bouquet”, perché l’arte che la Maison diptyque mette sempre in quello che fa, non solo è ammirevole perché porta alla ribalta straordinari artisti, ma prosegue in quelle linee guida dettate e “rimaste immutate” dai tre fondatori. che … “Si conobbero tramite amici comuni. Christiane Gautrot aveva finito la scuola di Belle Arti; Desmond Knox-Leet era un pittore e insieme dipingono e disegnano alcuni motivi decorativi per tessuti e carte da parati di eleganti dimore inglesi quando, grazie a coincidenze fortunate, incontrano il giovane Yves Coueslant, sfuggito a un’improbabile carriera in banca per dedicarsi al teatro”. La loro è una ricerca del bello, dell’armonico e di piccoli grandi lussi, ma da usare nel quotidiano: nulla di artefatto, ma rigorosamente studiato. E al 34 di Boulevard Saint Germain comincia l’avventura che arriva fino a noi, bellissima e intrigante.
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Probabilmente è anche per questo che diptyque, anno dopo anno, si rivolge ad artisti di comprovata creatività, per realizzare vere e proprie magie, per vari eventi nel corso dell’anno, rendendoli indimenticabili. Molti quelli che si sono avvicendati, anno dopo anno e, per citarne qualcuno, vorrei ricordare Julien Colombier, Philippe Baudeloque, Pierre Marie … ma la lista sarebbe lunga … che hanno stregato con dei veri piccoli capolavori, da usare e da conservare, come “bei ricordi” di momenti speciali.
E’ per questo motivo che la collaborazione con Bas Meeuws mi ha molto colpita, per la particolarità di “questo artista digitale” che trasmette un’arte antica, ma realizzata con la massima tecnologia, senza nulla togliere all’impatto emotivo che trasmette. Una triangolazione perfetta: l’Olanda, la Francia e naturalmente i fiori, essenze di un viaggio olfattivo che solo un marchio come diptyque può offrire, attraverso percorsi liquidi indimenticabili.
Non furono gli olandesi i primi a coltivare i tulipani, bensì i turchi, ma quando nel 600′ se ne innamorarono, la passione per questo fiore fu tale da fare loro spendere interi patrimoni per acquistare i bulbi di quelli più belli. Il dipinto in apertura, del pittore Ambrosius Brueghel, oggi viene considerato “solo” una natura morta, ma nella Amsterdam del Seicento, battezzato il secolo olandese, i tulipani che raffigura erano qualcosa di più: un surrogato per le classi medie, da appendere alle pareti, in mancanza del denaro per partecipare alla moda e allo status del momento e cioè l’acquisto di un bulbo del prezioso fiore.L’Olanda dell’epoca viene definita l’emporium mundi e in giro c’è una grande abbondanza di liquidità pronta a cogliere nuove occasioni di investimento. Vi si trova di tutto: carte marittime e sestanti, spezie e farmaci, stampe e prodotti freschi dell’agricoltura. In un tale fermento quando i primi tulipani, provenienti dai giardini ottomani di Istanbul e preceduti dalla fama di “fiore di Dio”, sbarcarono nel porto di Rotterdam, si scatenò prima l’interesse, poi la moda e infine la corsa all’acquisto.
Per capire il meccanismo psicologico bisogna considerare che oltre al fascino esotico, il tulipano aveva colori netti ai quali gli europei non erano abituati: dal rosso si arrivava allo scarlatto e dal viola all’incredibile quasi “nero”, che qualche anno dopo ispirerà il romanzo “Il tulipano nero” di Alessandro Dumas, ambientato in un clima di crescente euforia.
Tanta era la voglia di sperimentare nuove specie che cercarono di produrre un tulipano veramente nero, i cosiddetti “Queen of Night” e il “Black Parrot“, un tipo di fiore ricercatissimo da tutti i collezionisti anche se non è mai stato realmente ottenuto allora, nonostante i molti creduloni abbiano pagato ingenti somme per averlo. Una piccola curiosità: una sorta di fungo che insidiava i preziosissimi bulbi, facevano produrre un elegante stelo fiorito dalla corolla screziata.
Questa “mania del tulipano” fu così dirompente che portò gli olandesi dell’epoca a scialacquare le proprie ricchezze in un’attività che chiamarono il “commercio del vento“, proprio perché era sfuggente e inafferrabile come il vento. Il governo dell’epoca dovette persino intervenire e in questo modo fece crollare il mercato dei tulipani in sole 24 ore.
Certo, il tulipano è un fiore bellissimo, ma arrivare a quotarlo in borsa sarebbe potuto sembrare assurdo, ma la possibilità di possedere questi bulbi preziosi, era diventata una specie di ossessione, malgrado fosse difficile paragonare un bene … come ad esempio una gemma o delle sete … ad un fiore che, seppur elegante era pur sempre soltanto un fiore e quindi un qualcosa destinata a svanire, ad appassire come è nella natura propria dei fiori per quanto questi possano essere rari e bellissimi.
Questa cultura della “coltura del fiore”, è però proseguita nel tempo … Oggi ne è la massima espressione il più bel giardino d’Europa, il Keukenhof che si trova ad Amsterdam. Letteralmente significa ‘cortile della cucina’, un nome che deriva dalle abitudini della contessa Jacoba van Beieren, proprietaria di quell’area dal 1401 al 1436, a cui piaceva passeggiare, cacciare e raccogliere le svariate erbe per la cucina del castello…
“Il giardino dei tulipani” è l’eredità contemporanea di così tanta passione per questo fiore, che è diventato l’emblema dell’Olanda, ma in quel “secolo olandese”, il 600, il periodo Barocco, ci ha lasciato opere pittoriche di incommensurabile bellezza, nature morte di fiori che in tutta la loro ridondante e pleonastica opulenza, sono essi stessi oggetti del desiderio, dove i tulipani la fanno da padroni in tutte le meravigliose sfumature di colore e le screziature mirabili. Certo queste opere le possiamo ammirare in famosi musei o, per alcuni fortunati, sono inseriti in collezioni private.
Rachele Ruysch 1664-1750, Bas Meeuws, Jan van Huysum 1682-1749
Jan Davidsz de Heem 1606-1684, Willem van Aelst 1627-1683, Ambrosius Bosschaert 1563-1621
Alcune delle meravigliose composizioni digitali di Bas Meeuws
Ed ecco che qui mi ricollego a diptyque e a Bas Meeuws, dopo questo racconto che sentivo di volervi fare. Le storie cambiano, le cose si possono vedere da altre prospettive e come nell’antica Olanda del 1600 si appendevano in casa i quadri di Brueghel, o Rachele Ruysch o Jan van Huysum perché non potevano permettersi il prezioso bulbo, ora ad appagare in tutta la loro pienezza le straordinarie composizioni floreali, credo che un’opera di Bas Meeuws, potrà soddisfare sia visivamente che emozionalmente l’aspettativa di trovarsi di fronte a una grande opera senza tempo.
Bas Meeuws – Window
La magia di un quadro del “secolo d’oro” olandese, ottenuto con la massima tecnologia … Sarà per tutti ?
di Giovanna Cappuccio
basmeeuws.com