In copertina: lo stagno delle ninfee nel giardino di Giverny, residenza di Claude Monet.
Mi sono chiesta quanto potrei scrivere di più io su questo magnifico docu-film “Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce”, nelle sale solo il 26, 27 e 28 novembre. Forse, come si racconta nel film, quello che di lui ha detto Paul Cezanne: “Monet? E’ solo un occhio … ma che occhio !!!”
Claude-Oscar Monet nasce a Parigi nel 1840, ma all’età di cinque anni si trasferisce a Le Havre, dove il padre aveva un commercio. Monet poté godere di uno stile di vita agiata, trascorrendo i suoi primi anni all’aria aperta e grazie alla quale poté coltivare un amore viscerale per i paesaggi normanni, le campagne, il mare e la luce, una passione che sarà fondamentale per la sua futura carriera pittorica. La scuola non gli interessava particolarmente e i quattro anni trascorsi al collège communal di Le Havre non fecero che soffocare la sua creatività. “Ero un ragazzo naturalmente indisciplinato” dichiarò Monet cinquant’anni dopo, proseguendo … “Anche nella mia infanzia odiavo obbedire alle regole … Vivevo la scuola come una prigione e odiavo trascorrere il mio tempo lì, anche se per sole quattro ore giornaliere”. Il suo elemento, come si è già accennato, era l’aria aperta … “dove il sole era allettante, il mare affascinante, e dove era semplicemente meraviglioso correre lungo le scogliere, o magari qualche bagno nell’acqua cristallina” . Malgrado la sua indisciplinatézza, Monet acquisì le basi culturali indispensabili ed erano ben pochi i compagni di classe che non apprezzassero la sua personalità carismatica e il suo senso dell’umorismo.
Scogliera presso Le Havre.
Quando intraprese quel meraviglioso viaggio all’interno della pittura, quelle sensazione ed emozioni che gli avevano procurato i colori, l’acqua e la luce, lo portarono ad una ricerca spasmodica di questi elementi, che saranno il fil rouge di tutta la sua ricerca e opera pittorica e che lo portarono anche a navigare su una chiatta lungo la Senna, in cerca di scorci e paesaggi.
Decise di lasciare Parigi e di ritirarsi in campagna per trovare tutti quei colori e quella luce che per lui erano vitali per il lavoro e la scelta di stabilirsi a Giverny, molto prossima a Parigi, fu del tutto casuale perché il treno sul quale viaggiava fu costretto ad “una sosta per un matrimonio in corso” attraversando anche i binari. Decise che quello sarebbe stato il luogo e trovata una adeguata sistemazione, vi si trasferì con la “sua famiglia allargata” .
Certo il signor Monet era uomo eccentrico e non esitò in un ambito rurale a estirpare tutto e là dove c’erano colture, iniziare a creare un giardino incantato che andava anno dopo anno a diventare come un quadro vivente “dentro” il quale il pittore iniziò ossessivamente a creare non solo sulla tela, ma a mantenere questo parco fiorito cristallizzato nella perfezione. Quando l’ex Primo Ministro Francese George Clemenceau, suo grande sostenitore e amico, si reca a Giverny, trova parecchie tele accatastate nella cantina della ricca abitazione in cui è ospite. Numerose rappresentano fiori esotici, presentati per la prima volta all’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Il giardino, lo stagno, le tele che rendono unica tra tutte quella casa sono opere sue: di Claude Monet, il padre dell’Impressionismo.
Si potrebbe pensare che Claude Monet in questo Paradiso Terrestre avesse trovato la sua serenità, ma in realtà ha avuto una vita tormentata da gravi lutti come la perdita di entrambe le sue mogli, della morte del suo primo figlio Jean, il periodo cupo della prima guerra mondiale, scopriremo come l’eccelso maestro dell’impressionismo, riemerga dalla depressione che lo ha portato ad abbandonare la pittura e decida di dedicarsi anima e corpo alla sua impresa più colossale: la Grand Décoration. Enormi pannelli raffiguranti il suo stagno di ninfee, talmente avvolgenti che lo sguardo dello spettatore si perde in un’atmosfera di serenità e pace. A quel punto della sua vita Monet era quasi cieco, ma la sua grande padronanza pittorica e la conoscenza di ogni palmo di quello stagno, gli fanno realizzare l’impresa. George Clemenceau gli offre il Musée de l’Orangerie per esporre questa opera monumentale e lo stesso Monet studia la disposizione delle opere nella sala e la luce naturale che dall’alto le illuminerà. Claude Monet morirà solo qualche mese prima di vedere inaugurata la sala delle sue ninfee.
Non posso raccontarvi tutto qui. Andate a vedere questo gioiello per scoprire non solo un pittore di grandezza planetaria, ma un uomo che ha attraversato quasi un secolo, che tra gioie, dolori e ossessioni, ci ha lasciato capolavori immensi, che fanno sognare noi, ma che faranno sognare ancora e ancora.
LE NINFEE DI MONET. UN INCANTESIMO DI ACQUA E LUCE è prodotto da Ballandi Arts e da Nexo Digital e arriverà nelle sale cinematografiche in collaborazione con TIMVISION Production solo il 26, 27 e 28 novembre. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale esclusivo di Nexo Digital. Per la stagione 2018 è distribuito in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it. Il film è tratto dal libro di Ross King.
Regia: Giovanni Troilo
Sceneggiatura: Giorgio D’Introno, Giovanni Troilo e Marco Pisoni
Supervisione scientifica: Ross King
Colonna sonora originale: Remo Anzovino
di Giovanna Cappuccio