Presentato in anteprima al 37° Torino Film Festival – Sezione Festa Mobile e in arrivo nelle sale italiane FRIDA. VIVA LA VIDA. Diretto da Giovanni Troilo, il film documentario mette in luce le due anime di Frida Kahlo (1907-1954): da una parte la donna simbolo di una contemporaneità femminile, dall’altra l‘artista svincolata dall’epoca, nonostante l’oppressione di un corpo martoriato sia da una malattia che da un incidente che le ha cambiato la vita. Come potrete vedere durante la narrazione, è un gravissimo incidente stradale che la lascerà invalida a diciotto anni e la costrinse a convivere con dolori atroci, che la perseguitarono fino alla morte. Costretta a letto immobile per molti mesi, grazie ad un cavalletto speciale, dei colori ad olio ed uno specchio posto sul soffitto così da vedere ed utilizzare la sua immagine come modello, Frida inizia a dipingere autoritratti: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”.
Come lei stessa scrisse … “a volte il dolore è necessario per comprendere fino in fondo la bellezza” … apre in realtà molte porte alla narrazione, ma poi non si va oltre a quanto già è stato detto e scritto su di lei. Quello che si evince dalla visione di questo docu-film è che la sua invalidità l’ha portata a dipingere sé stessa e il suo dolore all’infinito, una sorta di autobiografia dipinta: forte, aggressiva e a tratti violenta. Ma per contro, erroneamente, viene definita “una femminista”. Non lo era, ma la sua determinazione, la sua forza e il suo modo evidente di vivere la vita in modo libero ed emancipato, può facilmente indurre in confusione.
Grazie alla sua pittura, ma anche ai suoi scritti, Frida è diventata un modello di riferimento capace di influenzare artisti, musicisti, stilisti; inoltre il suo grande amore per il Messico, la porta ad essere un emblema della sua terra attraverso la “classicità antica” del suo modo di vestirsi e di acconciarsi, raccontando così anche un aspetto matriarcale del suo paese di origine. Una cosa è certa: per Frida Kahlo nulla è stato facile. Anche l’amore con Diego Rivera, già famoso al momento del loro incontro, non le porta pace e serenità. I tradimenti si rincorrono, ma qui, il rapporto diventa paritario perché Frida non rinuncia ed entrambi hanno molte relazioni, pur arrivando poi a ritrovarsi … nel bene o nel male …
La sua importanza ha superato perfino la sua grandezza grazie all’intensità e la determinazione con cui ha affrontato una vita segnata dalla sofferenza. Il dolore, pur essendo materia essenziale del suo lavoro, non basta a spiegare le ragioni di un’affermazione tanto estesa e unanime: nelle opere di Frida c’è un legame perenne anche con la forza interiore e l’amore, con l’energia vitale della sua terra e dei suoi colori, dove il dolore e la morte convivono quasi in armonia.
E’ l’attrice e regista Asia Argento a condurre lo spettatore alla scoperta dei due volti della pittrice, seguendo un fil rouge costituito dalle parole della stessa Frida.
La Casa Azul, la famosa “casa blu” di Frida Kahlo, fu costruita nel 1904 dal padre dell’artista messicana nel colorato quartiere Colonia del Carmen di Coyoacádi a Città del Messico. È stato il luogo di nascita e di morte di Frida, dove è sempre tornata e che ora ospita il suo museo, dove è possibile percepire e penetrare il suo mondo, attraverso quanto in esso contenuto, di molto personale.
La colonna sonora del docu-film (Nexo Digital/Sony Masterworks), firmata dal compositore e pianista Remo Anzovino, sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 22 novembre. In questo caso Anzovino ha anche scritto la canzone “Yo te cielo (cancion para Frida)”, il cui titolo proviene da una celebre lettera di Frida è cantata da Yasemin Sannino e arricchita dalla voce della tromba del grande Flavio Boltro.
La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital e per la stagione 2019 è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.
All’età di 47 anni Frida muore per embolia polmonare lasciando le ultime parole al suo diario personale: “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”.
La Redazione
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